WordCamp Milano 2010: vendere WordPress

Word Camp 2010Purtroppo non ho potuto partecipare al WordCamp di sabato scorso, ma ho letto con piacere alcuni post sull’evento.

Gli interventi della giornata li trovate sul sito. Julius segnala in particolare tre presentazioni che anche io ho apprezzato.

E visto il mio background non tecnico, non potevo non ritrovarmi in quanto esposto da Mafe a proposito del “vendere” una piattaforma come WordPress.

Quante volte ho dovuto giustificarmi con un cliente per il fatto che il progetto utilizzava un CMS open source – secondo il sistemista, in pratica stavamo facendo pagare per qualcosa di gratuito – o un tool free (penso a Google Analytics) la cui qualità, nella testa del mio interlocutore, non poteva che essere direttamente proporzionale al suo costo. Altrimenti perchè le altre soluzioni sarebbero così onerose?

Sebbene una buona parte di questi tabu siano stati infranti, l’adozione sempre più diffusa di WordPress per progetti enterprise ripropone pregiudizi sulla falsariga di quanto appena ricordato, e che Mafe mette bene in luce. Non è customizzabile, altro che plugin. Non è sicuro. Le critiche degli addetti ai lavori troppo spesso sono frutto di pregiudizi, e non si basano sull’esperienza reale. La MIA esperienza reale è il panico e lo sconforto di dover far accedere editor non tecnici alla dashboard di Joomla, pregando che non facessero troppi casini.

Come può una semplice (e la semplicità è esattamente la killer application di WP) piattaforma di blogging osare mettere il naso nel regno di Drupal, Joomla e soci? Può. Deve. Perchè se il progetto parte una volta tanto dai contenuti, e non dall’architettura o dalla creatività, allora l’usabilità di WordPress è quello di cui c’è bisogno.

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