Quando settimana scorsa ho pubblicato il post sul pin perfetto non potevo immaginare di aver innescato una splendida catena virtuale di collaborazione tra professionisti (amici-social che stimo!) che hanno continuato a ragionare sugli input scritti. Beatrice Nolli, dalle pagine del sito di Francesco Russo, si è interrogata sulla reale necessità di una vera estetica dei pin. Successivamente, gli amici di Pinterestitaly, riportando entrambi i post, hanno presentato un case history molto interessante indagando la reale necessità di linkare o meno il contenuto di un pin ad altri social. Infine, oggi, su Linkedin, Pierluigi Casolari citando il post di Pinterestitaly e tutta la catena che si era formata, ha commentato e rilanciato così:
“[…] Il punto è che torniamo al punto di partenza – al dibattito di qualche mese fa: serve una struttura interna che favorisca il search, un algoritmo che gestisca meglio i contenuti, un meccanismo di ranking dei contenuti (come l’appstore) […]”
Alla luce di quanto scritto, sento necessario continuare il trend e inserire un altro step a questa discussione.
La situazione attuale
Sintetizzando brutalmente le “puntate precedenti” direi:
- essenziale porre attenzione alla perfezione dei pin, che devono essere completi di immagine e testo con i relativi remind (hashtag, link, ecc.);
- corretto porre attenzione all’estetica del pin che deve essere coerente al link: mi dovrebbe insomma anticipare in modo pertinente ciò che troverò nel sito referente;
- corretto anche porsi domande con finalità strategiche che portano inevitabilmente a scelte differenti. Ad esempio: ha senso fare il triplo passaggio twitter > pinterest > sito per l’attività che svolgo io? E con che finalità? Ha senso per la mia attività escludere a priori il coinvolgimento di un social piuttosto che un altro?
I limiti
Ciò che scrive Pierluigi è assolutamente in linea con le riflessioni proposte da Matteo Piselli alias @ibridoDigitale (che ringrazio!) e di cui potete leggere nei commenti del mio post precedente. Concordo: al di là di ogni impegno profuso dall’utente per migliorare l’esperienza del pin, restano molte carenze tecniche che, se corrette, aumenterebbero esponenzialmente le potenzialità di questo social.
Anche qui vi propongo una sintesi brutale:
- l’ottimizzazione della ricerca;
- il limite delle categorie proposte;
- l’assenza di qualsiasi modalità di catalogazione dei pin nelle board;
- la “nebbia” che avvolge l’algoritmo per cui un pin diventa “popular”;
- l’assenza di un meccanismo di ranking;
- la totale assenza di una modalità di interazione social e quindi diretta, tra utenti.
Creatività VS tecnicismi?
Ho iniziato a ragionare facendomi trasportare da una percezione che ho provato e che ha provocato in me una domanda.
Post, articoli, prove, sperimentazioni sulle board, grande di interesse, aumento esponenziale di utenti (e chi più ne ha più ne metta…) stanno di fatto portando gli utenti a SPERIMENTARE, ad essere CREATIVI con questo social. Lo stesso Ben Silbermann, uno dei fondatori di Pinterest, lo ha più volte confermato: la sua intenzione era quella di creare un prodotto “vago”, proprio per far sì che qualsiasi utente potesse sviluppare modalità di utilizzo varie e fantasiose. Contemporaneamente ci troviamo a che fare con funzionalità tecniche, azioni e attività minime, quasi una dicotomia, non vi pare? Non percepite anche voi che da una parte c’è un social dal concept minimal “prendo la foto la pubblico”, dall’altra e contemporaneamente abbiamo grandi potenzialità percepite, fermento, sviluppo creativo? E non è proprio la creatività e la sperimentazione che si trasforma in utilizzi IMPREVEDIBILI che generano valore? Siamo sicuri che la critica che avanziamo sulla carenza di tecnicismi, non sia solo la voglia di applicare dei paletti, delle regole apprese, delle funzionalità che conosciamo perché utili in altri social? E siamo sicuri che proprio per questo funzionerebbero anche Pinterest?
Le formichine-utenti: una strategia?
Io queste domande me le sono realmente poste. Per ora, percepisco che ci sia la voglia di continuare con quanto dichiarato da Ben Silbermann: di fatto Pinterest può essere considerata ancora una Start-up, costantemente “in beta”. Percepisco (e azzardo) che gli ideatori sono in una fase in cui “stanno a guardare” fin dove si spingono le formichine-utenti attorno a loro che lavorano, progettano, costruiscono, inventano… è come avere un team di creativi fatto di migliaia di persone! Una volta verificato e deciso che quell’implementazione è utile, la ottimizzano, ma stando molto attenti a non ingabbiare la creatività e senza copiare (troppo) altri social.
Quindi, cari amici, sicuri che la carenza tecnica di Pinterest non sia (per ora) una scelta strategica? Voi che ne pensate? E’ un pensiero così strambo il mio?
Grazie per aver letto questo post,
attendo i vostri commenti per costruire un #futurosemplice sempre più creativo!
Rosa