Il futuro dell’open source nel settore privato
Da una ricerca effettuata a fine 2013 da SDA Bocconi e commissionata da Red Hat, è risultato che le aziende italiane utilizzando per la maggior parte software open source anche per quegli ambiti cosiddetti “mission critical”. Ben l’83% delle aziende intervistate ha affermato di utilizzare già soluzioni open con un’indicazione di crescita fino all’89% per le intenzioni future. Quello che stupisce è che ben l’85% delle compagnie che già utilizzano open source, lo fanno da più di tre anni e questo significa che c’è una grande consapevolezza delle opportunità offerte da soluzioni aperte.
Come introdotto precedentemente, secondo la ricerca SDA Bocconi, ben il 77% delle aziende intervistate ha affermato di utilizzare piattaforme open source in ambiti mission critical, una percentuale incredibilmente alta. Sebbene ci siano fattori critici che potrebbero frenare l’adozione di soluzioni open source come la disponibilità o meno di competenze tecniche adeguate, siano esse interne o esterne all’azienda, i numeri relativi alle piattaforme aperte in Italia continuano a crescere e le motivazioni principali, secondo gli intervistati sono:
- possibilità di riduzione dei costi;
- indipendenza dai fornitori;
- volontà di innovazione.
Il futuro dell’open source nel settore pubblico
Se il privato naviga a vele spiegate verso l’open source, il pubblico non rimane (troppo) indietro. Infatti come capita spesso in Italia, dopo alcuni mesi in attesa di decreti attuativi, circolari ministeriali e tavoli vari, è giunta la Circolare 63/2013. Questa circolare chiarisce le linee guida per attuare a tutti gli effetti il decreto del Governo Monti che ha modificato il Codice dell’Amministrazione Digitale.
La modifica ha riguardato l’adozione dell’open source nelle amministrazioni pubbliche e la circolare ha fornito importante strumenti per far sì che le amministrazioni possano effettuare una comparazione tra le soluzioni software disponibili e scegliere, se possibile, quelle più conformi ai principi di apertura ed interoperabilità. Nel documento sono anche indicati i nomi dei rappresentanti delle più importanti aziende attive nel nostro paese ed anche delle maggiori community del software libero.
Open Invention Network
A tutto questo si aggiunge la notizia che Google, da dicembre 2013, è membro del consiglio della Open Invention Network, società con associati Sony, Red Hat, Novell, IBM, Phillips, e NEC che concede brevetti in licenza per cercare di ridurre il rischio di azioni legali contro gli utilizzatori di Linux e altri progetti open source.
L’OIN acquista brevetti e li rilicenzia gratuitamente a enti che si impegnano a non esercitare i propri brevetti contro sistemi e applicazioni Linux e sistemi analoghi. Se una società fa causa, perde l’accesso a tali brevetti.
Insomma davvero tre buone notizie per le soluzioni open che sta sempre più guadagnando un ruolo predominante nel settore privato, che si avvia a diventare la risorsa principe nel settore pubblico e che ha l’appoggio delle più grandi aziende del settore. Ecco il grande futuro dell’open source!