Lo sappiamo, i social network non sono gratis, li paghiamo con i nostri dati e i nostri comportamenti d’uso. Anche Facebook, il social network per eccellenza, lo sa bene: da febbraio i suoi magici algoritmi tracciano ogni informazione riguardante i nostri comportamenti: visite, like, link cliccati.
La novità quindi dove sta? Semplice, d’ora in avanti Facebook sarà in grado di utilizzare questi dati per proporci pubblicità in target, contenuti restituiti non solo in base al nostro comportamento all’interno della piattaforma social, ma anche in base a ciò che visitiamo al di fuori di essa.
L’importante novità è stata annunciata il 16 settembre con un post sul blog ufficiale. Ciò che è importante evidenziare è che i dati saranno presi in base sia alle azioni concrete come i click sui “Mi piace”, sia in base alla nostra semplice presenza su una pagina (una sorta di evoluzione social della metrica di analisi tempo medio su una pagina). Questo in concreto significa che se visiti spesso portali dedicati alle automobili leggendone i contenuti, magicamente all’interno di Facebook ti ritroverai post che promuovono il mondo dell’automotive!
È possibile limitare questa funzione?
Personalmente credo che, considerando che stiamo parlando di un social network (e non di un private network) e che su Facebook la pubblicità è presente ed è imprescindibile, sia meglio visualizzare ADV in target piuttosto che contenuti inutili e di scarso interesse.
Detto questo, è facoltà di ognuno potersi escludere da questo tipo di pubblicità attraverso lo strumento che ha messo a disposizione la Digital Advertising Alliance, oppure dalla pagina Facebook appositamente creata. Attento però perché il problema verrà risolto solo in parte: escludersi da questa funzione, infatti, non implica che Facebook interrompa la raccolta di dati, ma solo che smetta di utilizzarli a scopo pubblicitario.
L’Electronic Frontier Foundation (EFF), fin da febbraio, è stata molto critica su queste decisioni e propone da tempo una soluzione. Vorrebbe infatti impedire a Facebook (e non solo) di decidere in autonomia questi cambi di impostazione sulla privacy imponendo di rispettare le impostazioni che ogni utente applica sul proprio browser di navigazione (sul quale è possibile impostare un limite di tracciabilità). Facebook ad oggi non ha accolto questa richiesta e, anzi, ha alzato la posta in gioco.
La riflessione ora torna a quanto ho scritto nell’introduzione e, forse, si spinge oltre: social network o private network? Abbiamo scoperto l’acqua calda oppure, considerando le grandi potenzialità che i social network hanno regalato a ognuno di noi, siamo disposti ad accettare queste regole quasi sottintese? E i dati che Facebook raccoglie, non sono forse gli stessi che poi noi tutti utilizziamo per il nostro business e che vogliamo siano il più possibile precisi e quindi efficaci?