Non è forse corretto dare un titolo che parla al futuro quando ormai siamo già immersi in questa nuova modalità comunicativa. Periscope, per chi non lo sapesse, è l’app di Twitter che permette il live streaming direttamente dal proprio account e col proprio smartphone. Disponibile solo per iPhone sarà ben presto accessibile da Android anche se nel frattempo altre applicazioni come Meerkat hanno rilasciato versioni beta lanciando una sorta di “guerra” delle applicazioni.
Se non hai ancora idea di cosa sia o come funzioni Periscope, prova a guardare in rete perché sono molti i post che parlano del funzionamento di quest’app, una novità che in pochissimo tempo ha aggiunto un nuovo tassello all’estrema integrazione (ormai totale) tra reale e virtuale (qui ad esempio un bellissimo post di Cinzia di Martino per WebHouse). Avevamo Instagram, Vine, Snapchat per fare e condividere video con chi volevamo. Non basta, è una tensione evolutiva che vuole coinvolgere non più solo semplici account, ma persone reciprocamente.
Molto social o tanto soli?
Guardando sulla schermata di onperiscope.com che permette di vedere anche da PC chi è in streaming, l’impressione che si ha è di essere di fronte a una grande rivoluzione che, mal gestita, rischia di impoverirsi diventando mezzo e strumento per usi a dir poco inutili.
Partendo dal presupposto che credo che in rete sia necessario comunque condividere e trasmettere del valore mentre comunichiamo, se dai un occhio agli streaming proposti probabilmente ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli, soprattutto per ciò che riguarda video fatti da adolescenti.
Qui si apre un mondo che non è il tema di questo post o almeno, non completamente.
Lo streaming via smartphone è una Ferrari
In effetti questo è un paragone che faccio spesso per i social network, ma mai come oggi credo sia corretto: “Lo streaming via smartphone è una Ferrari, per non ammazzare qualcuno è necessario conoscere le regole”.
Lo streaming via smartphone per chi comunica è come avere in mano una Ferrari potente, veloce aggressiva. Se però quello che ti viene insegnato è solo accendere e spegnere l’auto e nessuno ti spiega che nei centri abitati devi andare a 50km/h sarà molto probabile che investirai qualcuno o qualche danno lo combinerai, non credi?
Ecco qui per me siamo a questo livello: connessione totale con tutti, ma non va dimenticato che non rimaniamo anonimi, le persone possono seguire il nostro account di twitter, sanno potenzialmente chi siamo. Non siamo più di fronte a una semplice chat roulette (con tutto il degrado comunicativo che ha portato online), ma alla connessione con tutto e con tutti in un modo che minaccia gravemente la nostra privacy, ma non solo sui dati riferiti agli account. Pensa a questo esempio: se tu ti mettessi a filmare ciò che mangi durante una cena e filmassi in questo video anche il tuo vicino di tavolo e lui non volesse affatto comparire?
Mi immagino già VIP e semplici utenti dall’ego spropositato che ci accompagneranno con loro a fare shopping, a cenare o a sbirciare cosa combinano costantemente. Allo stesso modo sono già arrivate conferme di aziende e associazioni che ne hanno invece compreso l’importanza e il valore in modo corretto applicando quei principi di buona comunicazione che dovrebbe essere trasferita ai più. Una di queste è Banca Ifis, la prima banca a usare Periscope durante l’Assemblea degli azionisti.
Se il problema su Facebook non era Facebook, ma la poca educazione all’uso dei social network che gli utenti hanno lasciandosi andare a ogni tipo di comportamento insensato, cosa accadrà con i video di Periscope? Io vedo in tutto questo la necessità di muoversi a 360° con azioni che mirino alla cultura digitale, alla consapevolezza che gli utenti devono avere necessariamente quando abitano il web e i social.
Questa consapevolezza permetterà anche di usare lo streaming in modo creativo e professionale: giornalisti durante un servizio, formatori e relatori in un convegno, lezioni scolastiche, visite a musei o luoghi d’arte sono sono alcuni esempi di quanto possa essere utile e potente questa nuova modalità comunicativa. In effetti anche Youtube permette l’hangout, ma la velocità e la praticità di cliccare un tasto e via pare abbia battuto (momentaneamente) anche il colosso Google.
Concludendo posso affermare che chi lavora nell’ambiente della comunicazione web e digitale ha una grande responsabilità: essere portatore di buona comunicazione, insegnare, essere da esempio e stimolo anche col proprio utilizzo corretto per coloro che ancora oggi confondono la facilità di accesso ai social con la facilità di gestione.
Tu hai già usato Periscope? Cosa ne pensi?