Riflettendo sulla presentazione che ho portato all’evento Web in Relax mi sono domandata cosa migliorare, cosa affrontare diversamente e mi sono soffermata su un concetto che ho esposto. Parlando della comunicazione bi-direzionale, tipica dei social, più o meno il concetto era:
“Sui Social ognuno è libero di esprimere se stesso, di dire ciò pensa ed è questa la grande rivoluzione, per questo dittature come quella cinese oscura i social o in Siria si blocca la rete”
Ecco, credo sia corretto tanto per essere chiari aggiungere e approfondire questo concetto perché è vero, i social danno modo di esprimersi, ma è ovvio che come in ogni altro luogo l’utente debba seguire delle regole. Per regole non intendo solo quelle di buon comportamento o le così dette “netiquette”, ma regole che indicano chiaramente il limite al quale l’utente può arrivare e superato il quale parte la censura.
Facebook è leader in queste pratiche. Esistono agenzie delegate al lavoro di analisi e moderazione dei contenuti (oltre alla possibilità di segnalazione di altri utenti). L’argomento censura ha avuto particolare risalto nel settembre 2012 a seguito della rimozione di una vignetta del New Yorker, rivista americana, in cui erano raffigurati Adamo e Eva. Quest’ultima era a seno scoperto. Il caso, proprio per questo motivo, è stato soprannominato “Nipplegate” (da capezzolo). L’applicazione rigida di una delle regole sulla censura, non è permessa nessuna nudità, è stata però percepita come esagerata. Da qui le scuse di Facebook e l’ironia dello stesso New Yorker che ne è susseguita.
Ad oggi sono nove le categorie censurabili su Facebook:
- Sesso e nudità
- Uso illegale di droghe
- Furto, vandalismi e frodi
- Messaggi d’odio
- Immagini forti
- Blocco degli IP
- Automutilazione
- Bullismo e assalto
- Minacce credibili
Le linee guida sottolineano che saranno cancellati “commenti razzisti di ogni natura”, “approvazione, contentezza e coinvolgimento nella tortura di animali o umana”, “video di risse nei bar e a scuola”, “fluidi corporei” e ”organi interni”. Presenti anche indicazioni sulla politica che, a mio avviso, arrivano al limite della libertà di opinione, ad esempio sulla questione curda: non è possibile attaccare apertamente il leader patriotico turco Ataturk, mentre non è prevista nessuna sanzione se si insultano i separatisti curdi.
Personalmente credo che delle regole debbano esistere perché l’anarchia assoluta porterebbe concretamente all’impossibilità di usare correttamente un mezzo così potente. Credo anche, però, che spesso l’applicazione della censura avvenga in modo rigido e limiti più che preservare.
Quando tratto questi argomenti mi chiedo sempre dove sia il vero limite tra libertà di pensiero e moderazione dei contenuti. Mi fermo, rifletto e credo che la risposta sia: educazione e buon senso. Spesso molte persone scambiano le espressioni di protesta o disappunto con attacchi volgari, insulti. Che siano fatte in ambito religioso, politico o rivolto direttamente a persone che conosciamo, l’insulto e la violenza verbale non porta mai frutto e anzi, spesso, passa dalla parte del torto chi si esprime con questi toni.
Tutto questo per dirvi cosa? Che Facebook, come gli altri Social, è un meraviglioso mondo popolato da gente meravigliosa ma, anche, da chi crede di arrivare su una piattaforma in cui urlare la propria rabbia repressa. Attenzione! Ancora una volta il reale si intreccia col virtuale: cosa ti fa pensare che in Rete puoi dire o fare quello che nella tua vita quotidiana non dici? Cosa ti fa pensare che il mondo Social aspetti e tolleri linguaggi e toni coloriti? Il social è bello se vissuto come luogo prezioso di scambio e di confronto anche (e soprattutto) con chi la pensa diversamente da te. Il tutto si deve porre su un piano costruttivo ed educato, altrimenti arriva la “squadra buon costume” di Zuckerberg e poi sono cavoli amari!
Buon #futurosemplice di sano confronto e, vista la settimana che stiamo vivendo, buona Pasqua!
Rosa