Uno dei problemi più importanti a cui vanno incontro i clienti di hosting condiviso è il sovrautilizzo delle risorse da parte di alcuni utenti attestati sul medesimo server, che provoca lentezza operativa, instabilità e malfunzionamenti a tutti gli altri utilizzatori.
Molti provider di hosting condiviso stanno però cercando di risolvere la questione, ricorrendo a CloudLinux.
In pratica, fino all’avvento di CloudLinux, i provider che proponevano ai propri clienti offerte in hosting condiviso, non avevano un metodo efficace per limitare l’uso di CPU, disco e database per ogni singolo utente e potevano solamente definire a priori l’utilizzo della memoria per le funzioni PHP, la quantità di RAM accessibile, l’esecuzione dei cron job, lo spazio su disco, la larghezza di banda e il traffico disponibile.
Questa situazione porta però a una sorta di squilibrio, in quanto vi sono clienti che approfittano dell’assenza di limiti sulla CPU e sugli accessi al disco per elaborare un quantitativo di richieste tali da intasare l’hardware del server e provocare difficoltà operative agli altri utenti che condividono la stessa macchina.
I provider di hosting condiviso devono quindi avere a disposizione amministratori di sistema che vengano notificati ogni qual volta l’uso della CPU o del disco rigido da parte di un utente supera un determinato limite e personale IT che acceda alla macchina, individui l’utente, sospenda le sue attività e notifichi il provvedimento. Un lavoro assurdo e non sempre fattibile, a meno di non avere a disposizione un esercito.
CloudLinux cambia le regole dell’hosting condiviso
CloudLinux implementa la tecnologia LVE, acronimo di Lightweight Virtual Environment, che permette di gestire a livello kernel l’isolamento, il monitoraggio e la reportistica sulle risorse usate dagli utenti, riunendo di fatto in un’unica piattaforma le tecnologie fornite da Apache e dai tradizionali kernel di Linux.
Con LVE, CloudLinux crea un ambiente virtuale per ogni utente e i provider hanno l’opportunità di definire le risorse hardware da assegnare per ogni singolo account di un server condiviso a priori.
Questa nuova tecnologia porta con sé una marea di vantaggi tanto per i provider, quanto per gli utenti.
Con l’uso di CloudLinux, infatti, i provider si trovano ad affrontare meno problemi relativi alla scarsità di risorse, meno interruzioni di servizio e, soprattutto, meno lamentele da parte dei clienti con hosting condiviso. Allo stesso tempo, hanno un’installazione di CloudLinux facilitata (che in un ambiente CentOS si conclude con un wget dello script di setup e l’attivazione tramite chiave di autenticazione) e possono godere di un pannello di data reporting avanzato, che li informa sulle statistiche di utilizzo da parte degli utenti anche attraverso una serie di strumenti utilizzabili da linea di comando.
Gli utenti, dalla loro, trovano in CloudLinux un modo per beneficiare di un server condiviso dal carico inferiore e quindi di uno shared hosting più performante e scevro da interruzioni di servizio. Inoltre, se il provider fornisce cPanel, i clienti possono utilizzare un plugin apposito che permette di verificare l’utilizzo della CPU in tempo reale e il numero di processi attivi, relativi esclusivamente al proprio account di hosting condiviso. In questo modo, se tali parametri risultano sempre vicini al limite imposto dal provider, l’utente sarà costretto a ottimizzare il proprio sito o a pensare a una soluzione di hosting differente, come un cloud server o un server dedicato.
Non è tutto. Lo stesso team che si è occupato dello sviluppo di CloudLinux sta lavorando su un sistema di controllo e gestione MySQL, un daemon che controlla l’uso del database basandosi sulla tabella USER_STATISTICS disponibile nella versione MySQL implementata in CloudLinux. Il futuro riserverà anche una tecnologia LVE più sofisticata, capace di limitare l’IO dei dischi e l’uso di memoria.