Nel mio ultimo post avevo accennato al blog di Lea Verou che ha realizzato una gallery di pattern CSS3. Si tratta di composizioni grafiche che possono tornare utili e che fino a qualche tempo fa avremmo dovuto applicare alle nostre pagine web tramite immagini. Ora invece possiamo iniziare a pensare di utilizzare CSS3 per tali operazioni, ricordandoci, però, di applicare una immagine di fallback per IE.
L’anno scorso avevamo analizzato la proprietà CSS gradient spiegando come realizzare un gradiente cross-browser senza l’utilizzazione di immagini.
Oggi voglio, oltre a presentare una nuova regola introdotta dal team di webkit, analizzare alcune particolari tecniche per sfruttare i gradient CSS per scopi appariscenti.
Un servizio di advertising personalizzato, in grado di sfruttare la posta prioritaria per valutare i reali interessi degli utenti. Google ha annunciato e già avviato l’introduzione di nuovi strumenti per la gestione degli annunci su Gmail. Ma tranquilli, gli utenti, soprattutto i più riservati, i più strenui difensori della privacy, potranno disattivare il tutto attraverso le impostazioni della webmail.
In passato il navigatore del web poteva incappare in alcuni siti internet che riportassero nel footer l’indicazione “sito ottimizzato per x alla risoluzione y” dove x era il nome di un browser (Internet Explorer, Netscape, poco altro…) e y il valore di una risoluzione grafica del monitor. Questa indicazione era spesso esclusiva e non lasciava spazio a corrette visualizzazioni su piattaforme differenti da quella indicata. E’ passato qualche anno, il problema delle visualizzazioni differenti tra browser si è notevolmente assottigliato, non cessato; la questione delle risoluzioni anche oggi può essere significativa per le varie tipologie di piattaforme in commercio.
Togliere Internet Explorer 6 dalla scena. E’ questo l’obiettivo che si pone la campagna di sensibilizzazione avviata nei giorni scorsi, a livello globale, da Microsoft. Il colosso dell’informatica intende chiudere i ponti con il celebre browser, sulla cresta dell’onda da un decennio, ma ormai superato, reso obsoleto dalle evoluzioni brevettate dalla stessa azienda. Che ora intende venire incontro a progettisti e sviluppatori web, costretti a dedicare inutili ore di lavoro intorno ai supporti di IE6, lento, poco sicuro, ma nonostante ciò ancora restio a mettersi da parte.
Anche Google ha deciso di scendere in campo per offrire sostegno al Giappone devastato dallo tsunami. In che modo? Attraverso un motore di ricerca capace di localizzare i dispersi nascosti sotto le macerie, tra le carcasse delle auto, o rimasti isolati su tetti e ponti. In questo modo Person Finder, questo il nome del sito, è uno strumento utile anche per ricevere aggiornamenti sui danni materiali delle zone colpite.
E’ ormai di 2 giorni fa la notizia che il W3C abbia annunciato la pubblicazione dell’HTML5 come standard per il 2014.
Il 14 febbraio 2011 il W3C oltre ad aver confermato la pubblicazione delle Recommendations di HTML5 ha anche annunciato, per il 22 maggio 2011 il “Last call“.
Lo scorso dicembre Diigo, un servizio di social bookmarking, si è sentito in dovere di aggiornare la propria home page con un messaggio destinato agli utenti di delicious, il principale concorrente di Diigo nonchè “leader di mercato”, spiegando loro cosa avrebbero duvuto fare per importare i propri dati dalla piattaforma di Yahoo! alla loro.
SVG è una tecnologia utile per definire elementi di grafica vettoriale definita fin dal 2001 dal W3c. Capita ormai di imbatterci in alcuni elementi grafici o animazioni su web che non siano gestite con Flash o Javascript, ma con SVG e, aspettando che anche Internet Explorer, nella versione 9, possa supportare questo standard cerchiamo di introdurre con un semplice esempio questo linguaggio.
Oggi vorrei fare un po’ di pratica e qualche esperimento riguardante background-image e la sua applicazione con immagini multiple.
In particolare mi piacerebbe avere un elemento che possa essere allungato e allargato nel suo contenuto senza accrocchi particolari o limitazioni, senza scomodare Javascript.
Nel mio ultimo post ho analizzato i Microdata offerti da HTML5 per muoverci verso un web sematico. Oggi voglio analizzare, invece, un’alternativa: i Microformats. Essi costituiscono un’alternativa ai Microdata per poter definire tipologie di informazioni utilizzabili-da-macchine/computer e che ci aiutino un po’ nel SEO.
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