In un solo lustro, dai 130 exabyte del 2010, entro il 2015 si passerà a 1,6 zettabyte annuali, ovvero 22 trilioni di ore di musica streaming, 5 trilioni di ore di conferenza aziendale via webcam o 1,6 trilioni di ore di streaming video in alta definizione. Sono questi i numeri in prospettiva del traffico cloud computing globale, secondo la ricerca Global Cloud Index stilata dall’azienda Cisco.
Una vera e propria rivoluzione, in grado di trasformare l’informatica, la struttura organizzativa delle aziende, la filiera della distribuzione, gli incarichi degli operatori telefonici. Ad innescare questo effetto domino è e sarà la tecnologia del cloud computing, ovvero quell’insieme di tecnologie che sotto forma di un servizio offerto da un provider al cliente, permettono di memorizzare, archiviare ed elaborare dati mediante l’utilizzo di risorse hardware/software distribuite in rete. Un processo che sta prendendo avvio nelle grandi aziende, ed è destinato a coinvolgere anche le PMI.
Un insieme di tecnologie che permettono, sotto forma di un servizio offerto da un provider al client, di memorizzare, archiviare o elaborare dati grazie all’utilizzo di risorse hardware/software distribuite e virtualizzate in rete. Parliamo, in altre parole, di Cloud Computing, strumento che in Italia raccoglie sempre più aziende proselite, soprattutto per quanto concerne la salvaguardia dei dati. Così sostiene l’indagine “Insights: Data Protection and the Cloud 2011” elaborata da CA Technologies sulla scorta di numeri inequivocabili: preso in considerazione un campione di realtà produttive, l’81% ha dichiarato di aver mantenuto costante o aumentato nel 2010 il budget per la protezione dei dati. Gli altri, intesi come il restante 19%, intendono invece accodarsi in breve tempo.
Una crescita vorticosa, capace di superare le più rosee aspettative. In soli dodici mesi il settore dei portali web e hosting ha registrato un incremento delle imprese attive pari al 50%. I protagonisti del fenomeno sono imprenditori prevalentemente under 40, in buona parte di sesso maschile. Ma anche le donne non mancano, ritagliandosi un 16% della torta. A elaborare le statistiche ha provveduto la Camera di Commercio di Milano, attraverso i dati del registro imprese.
Si è conclusa con ottimi risultati l’edizione 2011 di HostingCon, la più grande conferenza al mondo dedicata al webhosting. Ben 1800 operatori di questo particolare settore si son dati appuntamento dall’8 al 10 agosto in quel di San Diego, California, per fare il punto sulle novità in ambito hardware e sofware. La rassegna ha soprattutto lanciato un segnale: il mercato del webhosting è in continua crescita. Negli Stati Uniti come in Europa le acquisizioni sono all’ordine del giorno e se ne concludono diverse decine ogni anno, tra realtà di consolidamento e nascita di interessanti startup. Ovviamente è la tecnologia cloud a far la voce grossa, con un riferimento occupato attualmente da OnApp, anche se sono numerosi i competitors che presentano puntualmente delle innovazioni.
Dopo il via libera ottenuto per il nuovo sistema di naming, sono filtrate anche le cifre che le aziende dovrebbero mettere sul piatto per veder creato un dominio personalizzato. Icann, l’organizzazione no profit californiana che gestisce il sistema di identificazione dei siti web. ha fissato la quota a 500 mila dollari. Tanti, troppi a giudizio dei paesi in via di sviluppo, che hanno deciso di alzare la voce e rispondere con una proposta ben precisa: detronizzare la Corporation a stelle e strisce in favore di un’agenzia a gestione Onu.
Non ci sarà più bisogno delle sigle convenzionali, i nomi che caratterizzano gli indirizzi internet potranno finire con qualsiasi parola. Dopo tre anni di discussioni e rinvii la decisione è arrivata: il consiglio direttivo dell’ Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, l’organismo no profit che gestisce l’assegnazione degli indirizzi Internet in tutto il mondo, ha votato a favore dei gTLD, i nuovi nomi a dominio generici.
Un quarto di secolo. Sono trascorsi 25 anni da che il web ha fatto il suo ingresso in Italia. Il traguardo è stato celebrato con tutti i crismi dell’ufficialità in quel di Pisa, attraverso l’Internet Festival. Nei quattro giorni di evento – dal 5 all’8 maggio scorsi – la rete si è resa protagonista di eventi culturali, cinematografici, laboratori educativi, iniziative artistiche e comunicative interamente dedicate al mondo di internet.
Il più grande provider di servizi per il web in Italia, Aruba, nella giornata di oggi è stato costretto è togliere la corrente alle sale server in seguito ad un incendio sviluppatosi nelle tre sale UPS. Il down di tutti i servizi dei clienti Aruba è iniziato alle alle 4 del mattino ed è proseguito per tutta la giornata di oggi.
Un incremento del 30% in un solo anno. Roba da record. Parliamo dei numeri che arrivano da Registro nazionale dei domini.it. Grazie alla modalità “del sincrono”, che consente di realizzare delle attivazioni in maniera molto semplice, nel 2010 la media delle registrazioni è cresciuta a livelli esponenziali. Ma vediamo come.
I provider che supportano gli standard web di Java, cioè servlet e pagine JSP, nella quasi totalità dei casi basano le loro soluzioni su una qualche versione di Tomcat, configurato in modo che sia condiviso fra più utenti e web application. Vediamo come gestire la sicurezza in questa modalità.
Da pochi giorni è disponibile la versione 3.0 di Wordpress, la nota piattaforma di publishing nata per i blog ma da tempo ‘promossa’ sul campo e utilizzata da molte realtà editoriali e non solo. In proposito vi rimando al post di Paolo.
Proprio la piattaforma per blogger è in questi giorni “sul banco degli imputati” per il problemi dovuti all’eccesso di traffico riscontrati dal nuovo sito de “Il Fatto”.
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