Nel mio ultimo post ho analizzato i Microdata offerti da HTML5 per muoverci verso un web sematico. Oggi voglio analizzare, invece, un’alternativa: i Microformats. Essi costituiscono un’alternativa ai Microdata per poter definire tipologie di informazioni utilizzabili-da-macchine/computer e che ci aiutino un po’ nel SEO.
Che differenze ci sono con i Microdata?
Se non hai ancora letto il mio post precedente, leggilo ora per aiutarti nella comprensione di questo articolo.
L’obiettivo dell’utilizzazione dei Microformats è lo stesso dei Microdata come già accennato nell’introduzione a questo post; cambia però il metodo con cui ciò viene effettuato. Usando i Microformats vengono adoperati alcuni attributi dell’HTML/XHTML per evidenziare semanticamente un certo contenuto. Gli attributi in questione sono i seguenti:
- class
- rel
- rev
Sul sito ufficiale di documentazione dei Microformats (microformats.org), questi vengono introdotti come “elementi di markup semantico che sfruttano il semplice vecchio HTML semantico” (Plain Old Semantic HTML -> POSH). Nella pratica questa definizione viene tradotta nell’uso di tag che già conosciamo (div, span, ecc…) ai quali viene specificata una certa class o un certo rel.
Esistono vari Microformats, tra cui propongo alcuni tra i più famosi, ai quali faccio seguire qualche esempio:
hCard, ad esempio:
[html]
<span class="vcard">
<a class="fn url" href="https://www.artera.net/it/blog/author/alessandro-carbone">Alessandro Carbone</a>,
<span class="org vcard"><a class="url fn org" rel="group" href="http://www.artera.it">Artera Srl</a></span>
</span>
[/html]
hCalendar, ad esempio:
[html]
<div class="vevent">
<a class="url" href="http://www.example.com/programma-conferenza.html">
http://www.example.com/programma-conferenza.html
</a>
<span class="summary">Web 2.0 Conference</span>:
<abbr class="dtstart" title="2011-10-05">October 5</abbr>-
<abbr class="dtend" title="2011-10-07">7</abbr>,
in <span class="location">Via Regina Margherita, 6 – Lurate Caccivio (CO) Italy</span>
</div>
[/html]
Microformats.org mette a disposizione una sezione per le novità che HTML5 ha portato ai Microformats.
Alcune critiche
Con questo approccio è evidente che si cerca di dare agli attributi in questione, in particolare all’attributo class, uno scopo un po’ forzato e che risulta distante dalla definizione prettamente legata alle regole dei fogli di stile.
In alcuni casi, inoltre, può sorgere la necessità di identificare il padre semantico di un elemento non necessariamente con il padre HTML e con i Microformat non è possibile, mentre i Microdata prevedono l’attributo subject proprio per evitare questo tipo di inconveniente.
Se è necessario, dunque, effettuare una scelta tra Microformats e Microdata non esiterei ad optare per la seconda scelta in quanto diverrà in futuro uno standard HTML5 approvato e che semanticamente ha più senso. Proprio per queste motivazioni posso intuire che nei prossimi tempi anche in ottica SEO assisteremo ad un incremento dell’utilizzazione dei Microdata a discapito dei Microformati.