Stop Online Piracy Act. Si chiama così un disegno di legge che negli Stati Uniti, se attuato, potrebbe creare seri danni alla struttura di Internet. In caso di attuazione, infatti, il SOPA interverrebbe sulle funzionalità di base del sistema Domain Name Service, meglio noto come DNS. Lo scopo? Bloccare l’accesso a siti web non certificati o contenenti materiale protetto da copyright. Una soluzione che divide il web: a suo favore si pongono diverse aziende, soprattutto del settore intrattenimento. Sull’altro lato della barricata ecco invece Google, Mozilla e altri “player” che sostengono in toto la libertà di Internet.
Tre strade più o meno percorribili
C’è da capire in che modo la legge SOPA potrebbe tecnicamente bloccare i siti web. Alcune strutture giuridiche già esistenti potrebbero presentare una petizione per rimuovere i record DNS che puntano su un qualsiasi sito web che viola i diritti d’autore (come per esempio un sito del tipo mionome.com). In alternativa, il governo potrebbe chiedere al fornitore DNS americano del sito web di bloccare i servizi, ma in questo caso il sito avrebbe comunque la possibilità di migrare verso un altro fornitore. Esiste infine una terza opzione: creare blacklist con i DNS.
Come opera il Domain Name Service
Ma facciamo un passo indietro. Che cos’è il DNS? Rappresenta lo strumento che permette al browser web di trovare un sito utilizzando una stringa di testo al posto di un indirizzo IP. Ogni client chiede informazioni su come trovare un particolare dominio a un server DNS. Quando avviene una richiesta il browser web comunica tramite il proprio ISP (Internet Service Provider) con il server DNS, e successivamente trasforma la richiesta in un indirizzo IP. Non appena il browser trova l’indirizzo IP visualizza il sito precedentemente digitato.
Blocchi per gli utenti, porte aperte per i pirati
Il problema per e con SOPA è quello di organizzare un elenco di indirizzi non accessibili ai soli cittadini degli Stati Uniti. Liste di centinaia, migliaia o milioni di siti web, che potrebbero facilmente generare caos. Con Internet che potrebbe trasformarsi in un gioco di scambi tra fornitori di DNS stranieri, registrazione di nuovi domini e titolari del copyright. Più lunga è la blacklist, più tempo ci vorrebbe inoltre per accedervi. E magari, mentre vengono caricati gli elenchi dei siti bloccati, qualche hacker avrebbe la possibilità di bloccare praticamente tutti i siti Internet degli Stati Uniti. Di fatto, con l’introduzione di questo filtro, tutto il mondo della rete virtuale si indebolirebbe e gli Stati Uniti verrebbero a perdere la posizione di predominio, a favore di una seconda rete internazionale. Le remore su SOPA rimangono, ora toccherà alle istituzioni di Washington risolvere la matassa.