Una brutta tegola rischia di abbattersi sull’e-commerce . L’Unione Europea ha infatti deciso di rivedere la direttiva “Consumers Rights”, regolamento che disciplina tutti gli aspetti dell’acquisto, delle informazioni e delle garanzie nelle transazioni commerciali tra venditori e acquirenti. Su tutte spicca la proposta di “armonizzazione totale” tra le normative oggi vigenti negli stati nazionali: un livellamento (verso l’alto) degli standard di protezione dei consumatori in tutti i 27 Paesi membri, con un riferimento più o meno esplicito rappresentato dalla Germania.
Recesso e rimborso
Secondo quanto discusso in sede di Commissione Mercato Interno e Protezione dei Consumatori (IMCO), i siti di e-commerce dovranno effettuare consegne in tutta Europa. In secondo luogo si prevede l’estensione a 28 giorni del diritto di recesso, oltre che l’obbligo di rimborso, da parte dell’operatore, con tempi molto rapidi, in particolare ancora prima che esso possa ritornare materialmente in possesso del prodotto contestato. Inoltre, per ordini superiori ai 40 euro, in caso di recesso dovranno essere rimborsate anche le spese di spedizione.
Penalizzati anche i clienti
Indicazioni che somigliano a un vero e proprio bastone tra le ruote per le aziende impegnate nel settore. C’è un rischio di ripercussioni notevoli relative al mercato e ai prossimi sviluppi del comparto – che a detta degli stessi competitors garantisce già oggi margini di guadagno esigui – ma il contraccolpo potrebbe rivelarsi nefasto anche per i clienti: coloro che restituiscono i prodotti solo in maniera occasionale dovranno pagare anche per coloro che effettuano grossi ordini, oppure per quella percentuale di persone che usufruiscono solo temporaneamente di un prodotto per poi restituirlo.
Le aziende italiane dicono no