Anche Google ha deciso di scendere in campo per offrire sostegno al Giappone devastato dallo tsunami. In che modo? Attraverso un motore di ricerca capace di localizzare i dispersi nascosti sotto le macerie, tra le carcasse delle auto, o rimasti isolati su tetti e ponti. In questo modo Person Finder, questo il nome del sito, è uno strumento utile anche per ricevere aggiornamenti sui danni materiali delle zone colpite.
Preso d’assalto
Il principio di funzionamento è semplice e immediato. Basta aprire la home di GPF, inserire il nome della persona, ed ecco che subito si materializza un elenco di messaggi attraverso i quali è possibile approfondire la ricerca o recepire ulteriori informazioni. Una funzionalità estremamente efficace: attivato pochi minuti dopo il verificarsi del sisma, il sito è stato inondato da migliaia di accessi – al momento circa 10 mila – in lingua inglese e giapponese.
A prova di Terremoto
Per render ancor più efficaci e immediate le ricerche, da Google è arrivato il via libera per la condivisione di Person Finder all’interno di altri siti e reti di social networking. La garanzia del sistema è provata dall’esperienza: il “trova-persone” non è una assoluta novità, Google lo aveva testato in occasione di altre catastrofi, i terremoti venuti ad abbattersi su Haiti, Cile e Nuova Zelanda.
Telefoni in tilt, c’è solo internet
Insomma, una vera e propria ancora di salvezza Finder, come Twitter, Facebook – presi d’assalto per tranquillizzare parenti e amici – e in generale internet, che a differenza delle linee telefoniche ha resistito al fenomeno tellurico. Una terribile sequenza di scosse capaci di raggiungere gli 8.9 gradi della scala Richter, un valore tanto per capirci 130.000 volte più forte di quello che ha colpito nel 2009 l’Abruzzo.