Il sistema operativo di Google Android Lollipop ha destato commenti entusiastici in quanto attiva di default un sistema di cifratura di dati sensibili (FDE, Full Disk Encryption). Solo chi ha acquistato lo smartphone o il tablet sarà in grado di accedere ai dati protetti, un grande passo avanti per la protezione della privacy.
Apple, dal canto suo, ha “blindato” i dati sensibili già da settembre 2014, quando ha rilasciato iOS 8, il nuovo aggiornamento del suo sistema operativo mobile. Anche tra gli utenti di iPhone e iPad il consenso è stato unanime.
Di diversa opinione sono le forze dell’ordine USA, secondo cui Google e Apple ostacolerebbero le indagini e le delicate operazioni antidroga, antiterrorismo e antipedofilia. Fanno eco a queste critiche Troels Oerting, vicedirettore Europol e capo dell’European Cybercrime Centre (EC3), e l’FBI, che ha protestato contro i sistemi troppo orientati alla protezione della privacy.
Le critiche, seppur lecite, sembrano essere fatte solo per spirito di protesta. Apple è infatti legata al Patriot Act per cui, in caso di richieste legali, deve cedere le informazioni dei propri utenti senza riserve. Per non parlare del fatto che sia Android che iOS hanno all’attivo backdoor e altri sistemi per facilitare l’estrazione di dati dalla polizia.
Da che parte stare? La cifratura dei dati protegge privacy o anonimato? Credo sia giusto citare l’aristotelico detto “In Medio Stat Virtus”, ovvero “la virtù sta nel mezzo”. Gli estremi che vanno evitati: se da una parte ritengo giusto che la privacy venga protetta, dall’altra non vedo quali terribili segreti ci possano essere in un device ad uso personale. Diversa è la questione per quanto riguarda i dati di un’azienda, ma come abbiamo visto la settimana scorsa, esistono modi per proteggere le informazioni anche in ambito lavorativo.
I dati crittografati protetti tramite i nuovi aggiornamenti di Google e Apple non sono così scottanti per un comune cittadino e, al tempo stesso, i device non saranno mai del tutto inviolabili. Che vi avevo detto? Aveva ragione Aristotele.