Da ormai vent’anni o forse più, si parla di transizione da una società dell’informazione ad una società della conoscenza.
Uno dei punti salienti della strategia del Trattato di Lisbona fu proprio evocare la necessità di facilitare ed accelerare questa transizione, rendere efficace ed efficiente una realtà ancora embrionale. In questi anni l’Europa e la Svizzera, sempre attenta alla dimensione europea che la circonda, hanno lavorato affinché ciò avvenisse.
La tecnologia dell’informazione e della comunicazione fu concepita come una possibilità:
- per amplificare la capacità di azione dei cittadini;
- per rafforzare le relazioni transfrontaliere e
- per sviluppare una società caratterizzata diversità culturale in una società aperta ed inclusiva.
Con il termine eGovernment si intende quindi semplificazione.
L’attenzione si concentra sui servizi elettronici e su tutte le operazioni pubbliche rivolte ai cittadini (come fiscalità, strutture sociali, servizio per l’impiego, sicurezza sociale, carte d’identità, servizi sanitari, ecc.) e alle imprese (tasse, uffici statistici, dichiarazioni doganali, prestazioni ambientali, appalti pubblici, ecc.).
- per promuovere la comprensione interna delle nuove tecnologie e delle loro ripercussioni sugli individui e sull’ambiente,
- per sviluppare conoscenze e competenze per l’utilizzo di nuovi metodi di lavoro digitali,
- per consentire il mutamento culturale a tutti i livelli amministrativi,
- I servizi e le informazioni devono essere il più adeguati possibile per i gruppi di destinatari di riferimento. Questo significa che devono essere di facile utilizzo, standardizzati ed efficienti dal punto di vista del consumo di risorse, con l’obiettivo di tenere in massima considerazione le esigenze degli utenti;
- I processi devono essere automatizzati e senza discontinuità: lo scopo è trasmettere i dati su interfacce in caso di processi ricorrenti, questo per rendere gestibile la relazione con l’utente destinatario;
- La gestione comune dei dati: Confederazione, Cantoni e Comuni organizzano i loro registri in modo che la popolazione e le imprese debbano inserire i dati una sola volta, questo comporta che il dato inserito una volta, vale per le successive, il tutto con un notevole risparmio di energie, risorse e qualità.
Anche in un bel prato rigoglioso di margherite però si annida la gramigna. Le sfide sono tante e l’errore resta dietro l’angolo. Internet offre molti vantaggi per la comunicazione, per lo scambio di dati e per l’informazione, sia per i cittadini che per l’amministrazione; tuttavia, i servizi Internet possono essere terreno di abusi, ecco che qui la sfida diventa enorme e la guardia non può calare.
Lasciamo di seguito una piccola panoramica dei maggiori pericoli e rischi al fine di restare vigili e predisposti al ragionamento:
- Il divario digitale: la società è divisa in cittadini che hanno accesso al www e in cittadini che non ce l’hanno (digital divide);
- Il sovraccarico di informazioni: la rete cresce rapidamente e gli strumenti per i contenuti Web da padroneggiare sono innumerevoli: il cittadino spesso si sente annegato nel mare delle informazioni e conosce poco i mezzi e i modi per proteggersi;
- La qualità delle informazioni: questa è una sfida enorme! Insegnare al cittadino la differenza tra contenuti precisi e contenuti oscuri. La garanzia della qualità è un aspetto importante;
- La violazione della privacy: il rischio è la degradazione del cittadino ad essere umano trasparente;
- Il Web è purtroppo un terreno calpestato anche da criminali: ennesima sfida su cui riflettere.