Da giovedì 26 giugno è diventata ufficiale in Francia la cosiddetta legge anti Amazon ovvero quella legge, proposta dalla minoranza di centrodestra ma appoggiata anche dalla maggioranza di centrosinistra, che vieta agli store online che vendono libri di accumulare gli sconti proponendo agli utenti, oltre ad uno sconto del 5% (valore massimo concesso dalla legge sul prezzo unico del libro dell’81), la gratuità delle spese di spedizione. Questo è stato considerato un vantaggio competitivo. In questo modo i colossi dell’editoria online non potranno più proporre al pubblico notevolmente inferiori rispetto a quelli proposti nelle librerie tradizionali.
Questo intervento è stato ritenuto indispensabile dai legislatori francesi per cercare di arginare la crisi che ha colpito il settore dell’editoria tradizionale e che, sempre secondo i politici d’oltralpe, è in grande parte imputabile ai big della vendita online. Sarà interessante capire come questa norma andrà a valutare iniziative come Amazon Prime grazie a cui gli utenti, a fronte di una spesa forfettaria annuale, potranno garantirsi il recapito in un solo giorno della merce acquistata, ivi compresi libri.
Dal canto suo Amazon France ha affermato che ricorrerà in sede ufficiale per la revisione della legge anche in virtù del fatto che il 70% dei libri venduti online sono titoli usciti da più di 1 anno e quindi il tipo di servizio offerto non è concorrenziale per le librerie, ma complementare.
La “legge anti Amazon”, che tuttavia colpisce anche grandi gruppi francesi come Fnac, non è la prima iniziativa dei transalpini che va a scontrarsi con aziende statunitensi. Recentemente infatti la casa editrice Hachette del gruppo Lagardère (sostenuta dal governo francese) ha accusato l’azienda di Jeff Besoz di boicottare i suoi titoli a causa di una controversia legata a degli sconti su ebook: Amazon vuole spingere gli sconti oltre il 30%, ma la casa editrice non intende ridurre ulteriormente i propri esigui ricavi.
Questa iniziativa, seppur volta alla salvaguardia di un settore importante come l’editoria tradizionale, rischia di creare un pericoloso precedente a sfavore del commercio elettronico che potrebbe scegliere, con un notevole svantaggio per il consumatore, di escludere alcuni mercati dalla vendita online.
Nonostante ciò l’esempio della Francia ha aperto la strada allo studio di una proposta simile anche da parte del governo tedesco con cui Aurelie Filippetti, prima promotrice della legge, ha collaborato per la redazione del decreto francese.
È evidente come tutto questo derivi da una visione limitata che va a considerare il rapporto tra industria del libro e vendita online solamente come concorrenziale piuttosto che, come sarebbe maggiormente auspicabile, di complementarietà delle due realtà. Questo porterebbe infatti ad una maggiore collaborazione e a notevoli vantaggi per entrambi gli attori coinvolti ed inoltre per gli utenti finali.