La Federal Communication Commission statunitense è stata nei giorni scorsi al centro di polemiche da parte degli addetti ai lavori, dopo la proposta di modifica per quanto riguarda l’Open Internet Notice of Proposed Rulemaking, ovvero le regole di accesso universale alle risorse di rete.
La proposta su cui si sta discutendo infatti, consentirebbe un accesso al trattamento del traffico come si suol dire “favorevole” per quelle aziende che dimostrino di averne bisogno per questioni definite dalla stessa commissione “economicamente favorevoli”. Questo comporterebbe un grave danno per la Net Neutrality: i colossi della rete (come ad esempio Google o Amazon) potrebbero arrivare a “comprare” gli ISP, sfavorendo così le piccole startup, che non possono certo contare su grandi capitali economici.
Gli equilibri attuali sui quali si stanno sviluppando la rete e il mercato stesso verrebbero così alterati con il classico effetto “pioggia sul bagnato”. Vi sarebbe inoltre un problema per quanto riguarda il costo finale per l’utente: se un distributore di contenuti dovesse pagare per degli ISP favorevoli, su chi graverebbero i costi maggiori?
Dopo i vari interrogativi espressi da molte parti, la FCC ha però cercato di chiarire il suo punto di vista. Tom Wheeler, presidente della commissione, ha infatti chiarito che la loro è una proposta e che per il momento nulla è cambiato. Egli ha inoltre dichiarato che la FCC è pronta a sentire altri pareri prima di una modifica definitiva: non sarebbe loro intenzione cambiare l’Open Internet Notice of Proposed Rulemaking creando gravi contrapposizioni che sfavorirebbero la Net Neutrality e l’accesso alla connessione per tutti gli utenti. Secondo la commissione infatti non vi è tuttora alcun intento di limitare la libertà di espressione, né tanto meno quello di favorire i colossi che pagherebbero per gli ISP.
Non ci resta che aspettare e vedere quali ripercussioni avrà anche qui in Italia, dove le norme in materia garantiscono il diritto dell’utente a conoscere le restrizioni che il proprio operatore potrebbe applicare sul traffico internet. Secondo la ricerca del NEXA – Center for Internet & Society (Politecnico di Torino), da questo punto di vista, i contratti tra operatori e utenti sono effettivamente poco chiari al riguardo. Rischieremmo quindi, se le norme dovessero cambiare, di non usufruire più di una completa Net Neutrality e, forse, di non accorgercene nemmeno.